L’esperienza di contribuire all’organizzazione di una giornata studio sui temi della didattica inclusiva e innovativa, sui territori dove lavoro come pedagogista da più di vent’anni merita una riflessione davvero speciale anche alla luce del fatto che dopo tre settimane dall’evento il ricordo suscita in me ancora emozioni vive e presenti..
Su tutte certamente la soddisfazione condivisa con Diego Laura e Fernanda (coop La Grande Casa, Psicologia scolastica e Azienda sociale) per il buon esito della prova ma anche la fatica il caldo e il timore che qualcosa potesse andare storto…
L’aspetto, per me più sorprendente è stato quello di ritrovare docenti con cui ho lavorato per anni e che conosco da tanto tempo che, non solo non hanno rinunciato ad amare l’insegnamento, ma hanno preso il coraggio a quattro mani decidendo di “lanciarsi” in esperienze di didattica capace di far raggiungere a tutti gli alunni il massimo grado possibile di apprendimento e partecipazione sociale, valorizzando le differenze presenti nei loro gruppi classe.
Davvero coinvolgenti e interessantissime le esperienze narrate attraverso la mostra e gli interventi in pubblico, da team di insegnanti della primaria che hanno deciso di lasciarsi alle spalle una didattica rassicurante applicata da anni, in favore di un approccio del tutto innovativo dove le differenze, che stanno alla base di una didattica inclusiva, non riguardano soltanto le differenze tra alunni, ma anche quelle negli stili di insegnamento dei docenti. Come gli alunni non imparano tutti nello stesso modo, così gli insegnanti non insegnano con lo stesso stile.
In questa prospettiva le differenze non vengono solo accolte, ma anche stimolate, valorizzate, utilizzate nelle attività quotidiane per lavorare insieme e crescere come singoli e come gruppo.
Ed ecco che “La scuola come ce la insegnano i bambini”, splendido intervento del maestro Davide Tamagnini, autore del libro “SI PUO’ FARE”, da cui abbiamo tratto il titolo della giornata studio, diventa magicamente un modello di lavoro condiviso dove si può facilitare il naturale sviluppo di ciascuno, si possono non usare libri, voti, compiti e schede, si può rompere quel sempiterno sodalizio che purtroppo lega l’apprendimento alla noia.
Insomma, si possono fare molte cose se, innanzitutto, si crede che sia importante farlo.
E lo stesso messaggio ci arriva da Massimo Barrella Dirigente Scolastico del “Cadorna” di Milano, dove la scuola si apre al territorio diventando un luogo “abitato” non solo da alunni, docenti e personale scolastico, ma da una pluralità di iniziative e proposte mirate a valorizzare l’eterogeneità della scuola e le 25 nazionalità che ne fanno parte.
Infine l’esperienza nei workshop del pomeriggio dove quanto ascoltato nella mattinata ha incontrato l’occasione, l’opportunità, il desiderio di confronto e di condivisione.
Dall’ascolto alla discussione alla ricerca di strategie mirate a portare all’interno di nuove realtà nuovi modelli di fare scuola pronte a provare che SI PUÒ FARE!